Racconti, leggende e credenze
LA LEGGENDA DELLO JUS PRIMAE NOCTIS
E' spesso difficile scoprire nei racconti che la tradizione orale ha conservato fino a noi, per bocca dei
nostri nonni, quante e quali siano le arbitrarie aggiunte della loro fantasia e quali gli elementi di verità.
La tradizione villamainese conserva un simpatico aneddoto non privo di fondamento storico.
Si tratta
dell'avventurosa uccisone del conte Annibale Caracciolo, avvenuta nel 1539.
Tra tutti i diritti che un feudatario poteva far valere nei confronti dei suoi castellani, ve n'era uno un pò
particolare e, per la verità, assai di rado applicato: lo jus primae noctis.
Era il tributo che ogni castellana, se richiesto dal feudatario, gli doveva allorchè contraeva matrimonio.
Il giovane Annibale, fresco di nomina, intese evidentemente reclamare subito questo suo diritto, a
partire dal 1516, anno del suo insediamento. La tradizione racconta che un paesano, geloso della sua donna e
desideroso di vendicare l'oltraggio tacitamente subito per tanti anni dai villamaianesi, si travest� da donna,
e penetrato nottetempo nelle camere del conte, lo uccise e lo evirò.
L'indomani i villamainesi ne trovarono il corpo appeso a testa in giù sull'albero della piazza.
Cercare notizie storiche sull'avvenimento è stato inutile; evidentemente lasciarne non era nell'interesse dei Caracciolo.
Allora non ci resta che fidarsi cautamente di questa storia che, per il suo curioso fascino, è sopravvissuta a
Villamaina attraverso molte generazioni, tanto che ancora oggi fra i giovani del posto, ricorre la scherzosa e
simpatica espressione: “ te fazzo fa la fine re lo conte!”,
ossia, " ti far� fare la fine del conte!".
LA JANARA
Nella tradizione antica di Villamaina, la Janara era una strega che vagava nottetempo,
soprattutto nei freddi e lunghi mesi invernali. Essa era il corrispettivo femminile del Lupo pampanaro,
era cio� una donna maledetta dal Signore, in quanto nata la notte di Natale.
L'ingresso notturno in una casa della Janara era pericoloso soprattutto per le famiglie con bambini, in quanto
essa era responsabile di malformazioni e di malattie essenzialmente a loro danno.
Al suo ingresso in casa vi era un solo rimedio: posizionare una scopa di miglio dietro la porta. Ogni Janara
era costretta, per antica condanna, a contare le setole della scopa prima di oltrepassare la soglia
(in latino ianua) ed era assai improbabile, se non impossibile, che vi riuscisse prima dello
spuntar del sole, quando era irrimediabilmente costretta a ritornare negli Inferi, attraverso il guado della
Mefite, nella valle d'Ansanto. Sono state avanzate molte ipotesi sull'etimologia della parola "janara",
tutte abbastanza verisimili.
C'è chi riconduce il termine a Giano il dio delle porte (ianua), divinitò Bifronte, cioè con volto
sul viso ed un altro dietro la testa.
Altri ancora riconducono le Janare alla Dea Diana, nella sua accezione di Proserpina latina. Le streghe
sarebbero state seguaci della divinit�. Da ricordare che molte delle caratteristiche della dea degli inferi
erano attribuite dagli antichi Hyrpini a Mefite (Dea del mezzo, del tramite tra il regno dei vivi e quello
dei morti).
Interessante verificare come la tradizione delle Janare si estenda, con qualche variante, ad una vasta area del mediterraneo.
In Sardegna, ad esempio, troviamo le Domus de Janas, delle grotte scavate nella roccia e risalenti al
Neolitico recente quando venivano utilizzate come sepolture.
La tradizione popolare isolana le ritiene ancora oggi le dimore di piccole fate (Janas), che tessono stoffe
preziose su telai tutti d'oro.
LO SCAZZAMAURIELLO
E' il folletto, il trolls irpino per eccellenza. La sua caratteristica � quella di riuscire ad
introdursi nelle dimore, attraverso le serrature, durante la notte.
Lo scazzamauriello, infatti, pu� assumere le sembianze di vari animali (anche di piccoli insetti).
La sua caratteristica, stando alla tradizione orale villamainese, è quella di accovacciarsi sul torace
delle sue vittime, sorprendendole durante il sonno e sfidandole, una volta sveglie, a liberarsi della
sua presa proverbiale. A chi ci riusciva andavano in cambio denari e ricchezze che lo scazzamauriello
pattuiva in cambio della sua libert�. A coloro che fallivano, restava un malessere cronico o una malformazione.
Tante ricchezze apparentemente improvvise e tanti patrimoni velocemente accumulati, sono stati spesso
addebitati dalla tradizione locale al fatto di aver “acchiappato lo scazzamauriello”.
IL LUPO PAMPANARO
A Villamaina si chiama così il lupo mannaro, il licantropo.
Ai nati nella notte di Natale, toccava, per aver voluto emulare il Signore, in maniera involontariamente
sacrilega, la maledizione di essere “lupo pampanaro”. Ogni anno, durante il mese di
Dicembre, questi maledetti da Dio, avevano la brutta sorte della licantropia.
Nelle notti di luna che precedono la vigilia di Natale, allo scoccare della mezzanotte, trasformatisi in
uomini bestia, cominciavano a vagare per la campagna, ululando il loro dolore ed aggredendo i malcapitati
viandanti che si trovavano sul loro cammino. Denudatisi dei loro indumenti e completamente ricoperti di
peluria e fogliame (pampene), da cui probabilmrnte l'attributo “pampanaro”,
questi esseri orrendi erano, nei racconti del focolare, l'autentico terrore dei bambini.
Con poche varianti, la tradizione villamainese corrisponde a quella del lupo mannaro, che ha origini
lontanissime nel tempo ed è diffusa anch'essa in tutta l'area del Mediterraneo.
Ne parla anche lo scrittore latino Petronio nel suo Satyricon, precisamente nel famoso episodio della
cena a casa di Trimalcione. I protagonisti Encolpio, Ascilto e G�tone hanno modo di ascoltare, fra molti
altri racconti, diverse storie macabre e stupefacenti, come questa raccontata dal liberto Nicerote:
un indimenticabile "faccia a faccia" con un lupo mannaro in un cimitero deserto! |
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