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Detti e proverbi

SULLA VITA QUOTIDIANA
  • Quanno se zappa e quanno se pota, Zi Nicola nun tene neputi, quanno s'adda vennegnà Zi Nicola ra qua, Zi Nicola ra ddrà
    Quando si deve zappare e potare i nipoti di zio Nicola sono introvabili, quando c'è la vendemmia escono da ogni dove in cerca dello zio.
    SPIEGAZIONE: le persone opportuniste si fanno vive solo per i loro interessi.


  • Rumanì scristianuto.
    È una delle più belle espressioni del dialetto locale. Essa ricorda il "trasumanare" che Dante Alighieri utilizza nel canto I del Paradiso. In realtà la traduzione più appropriata di questo modo di dire è quella attraverso la perifrasi “restare fuori di sè”.


  • Natale co lo sole e Pasqua co lo ceppone.
    Natale col sole e Pasqua con il ceppo. Quando l'inverno tarda a venire, durer� pi� a lungo, sconfinando nella primavera.


  • Na mamma campa ciento figli, ciento figli nun campeno na mamma.
    Una madre riesce a crescere cento figlioli, ma cento figlioli non riescono a mantenere una madre anziana.


  • Preta chi rucola nun face nusco.
    Il sasso sballottato qua e l� non produce nemmeno muschio. Dicesi di persona dai mille interessi che non porta a compimento nessun risultato concreto.


  • Acqua corrente, vivi e non tremente, acqua appantanata, nun beve ca cari malato.
    L'acqua corrente una volta poteva essere bevuta senza indugio, mentre la cultura contadina invitava saggiamente a non adoperare mai per dissetarsi l'acqua stagnante.


  • A cauraro a cauraro, nun se tingeno.
    Due pentolaccie sporche non possono tingersi fra di loro.
    SPIEGAZIONE: gli individui dello stesso stampo o lignaggio non possono danneggiarsi tra di loro e difficilmente lo fanno.


  • Li uai re la pignata re sape la cocchiara.
    I difetti della pignatta, li conosce il mestolo. SPIEGAZIONE: solo chi ha una frequentazione assidua con un lavoro o con una persona � veramente in grado di conoscere e giudicare i suoi lati negativi.


  • Masto Nicola, tanto me rai, tanto t'ammolo.
    Il lavoro commissionato a mastro Nicola sar� proporzionale alla paga pattuita.


  • Hai fatto la fine re San Custanzo arret' a la porta.
    Il vecchio patrono San Costanzo nel XVIII secolo fu sostituito da San Paolino da Nola e il suo simulacro fu posto dietro la porta della Chiesa di Costantinopoli. Questo detto si usa per canzonarsi di una persona che perde la sua autorit�.


  • A re fico re Ciccio.
    Alla malora, al cimitero. Tale Ciccio era un villamainese possessore di un fondo limitrofo al cimitero con una piantagione di fichi.


  • Lo piro quann' ea fatto, care sulo.
    La pera matura viene giù da sè. SPIEGAZIONE: le cose maturano da sole, basta solo saper aspettare.


  • Te fazzo f� la fine re lo conte.
    Il proverbio si riferisce all'uccisione del conte di Villamaina da parte di un cittadino che aveva subito l'onta dello jus primae noctis ai danni della sua consorte.


  • Storta vace, adderitta vene.
    Non sempre delle sventure saranno seguite da altre sventure.


  • Ogni paese no compare, ogni territorio no pagliaro.
    Avere numerose amicizie pu� tornare utile.


  • Mazze e panelle, fanno li figli belli.
    Nell'educazione dei figli occorre il bastone e la carota.


  • Quanno rui se uonno, ciento nun ce puonno.
    L'amore � pi� forte di ogni ostacolo o proibizione.


  • Acqua re Giugno arruina re munno.
    I temporali a Giugno danneggiano i raccolti.


SUI PAESI CONFINANTI
  • Stace 'bbuono Rocco stace 'bbona tutta la Rocca!
    Sta bene Rocco, sta bene tutta Rocca. SPIEGAZIONE: uno dei paesi confinanti � Rocca San Felice. Questo detto gioca sull'omofonia tra il nome proprio ed il nome del comune vicino e si riferisce a persone egoiste che, una volta sistemati i propri interessi, non guardano pi� in faccia a nessuno.


  • Fame re Friciento e giustizia re Dio nun funisceno mai.
    L'altitudine di Frigento rende il suolo poco fertile, come una sventura divina che si abbatte sui poveri abitanti del posto.


  • Friddo r'Austo, vierno a Nusco, prim'acquarella vierno a Torella.
    Quando a Villamaina (dolce paese collinare) cominciano, sul finire di Agosto, ad avvertirsi i primi freddi, nei paesi limitrofi (Nusco e Torella dei Lombardi) più alti, il freddo lascia gi� pensare all'inverno.


  • Gesualdese, coppola appesa, porta l'erva a lu paese.
    Lo sfottò si riferisce ai vicini Gesualdini, presi in giro dai Villamainesi e detti “menestrari” perchè erano spesso provenienti da questo paese i venditori di verdure nei mercati paesani.


  • Trivico: porta cu tico e mangia cu mico, ca nun truovi nisciuno amico.
    Il proverbio canzona la parlata degli abitanti di Trevico, il paese pi� alto dell'Irpinia, e accusa i suoi abitanti di scarsa ospitalit�.


  • Re Sant'Angelo nì femmene, nì puorci.
    Non avere a che fare con gli abitanti di Sant'Angelo dei Lombardi.
 
 
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