Paolino Macchia
NOTE E APPROFONDIMENTI
“Sulla valle di Ansanto e sulle acque termo-minerali
di Villamaina in Principato Ultra”.
Quello che di Macchia ci ha veramente sorpreso in questo scritto � stata la sua prosa lirica, di chiara
ascendenza romantica; egli ha sempre un aggettivo, un'espressione per poeticizzare la frase, ricamarla
attentamente in un sapiente gioco di posizionamento delle parti.
Cos� l'Ofanto che si dice, nella sua sorgente, distante di sole tre miglia da Villamaina, evoca al
Macchia la sorte di altri fiumi famosi; nato come “meschinissimo ruscello”, si fa via via pi� rigoglioso ed
assiste lungo le sue sponde a spaventose storiche battaglie:
“E' Villamaina piccolo, ma antico Comune sito quasi nel centro della
vetusta Irpinia circa tre miglia al nord della sorgente dell'Ofanto, il quale scaturisce meschinissimo ruscello,
fra il tenimento di Nusco e quello di Torella in una contrada chiamata l'Arenazza.
Egli � noto quanto � celebrato questo fiume nei fasti della storia Romana per la battaglia di Canne, le cui
pianure, fatto rigoglioso, attraversa, ove pi� di sessantamila prodi, col Console Paolo Emilio, vi furono
spenti da Annibale”.
Anche l'idillica descrizione del paesello natio tradisce nel Macchia certa ascendenza romantica tanto pi� che
egli stesso confessa di trascorrere i pomeriggi estivi dedito alla lettura di Byron, Monti e Manzoni:
“Il comune istesso era circondato da mura fortificate da torri, tre delle
quali ancora sussistono, ed una in buono stato, perch� rifatta. E' verisimile che le medesime furono costrutte
dopoch� la sanguinosa luce Gotico Vandalica, eclissato il Romano Impero, rese queste contrade preda de' barbari.
Sul nord est dell'abitato era una cittadella; ed in esso si entrava per due porte: vecchia l'una gi�
distrutta a mezzogiorno, nuova l'altra che tuttora sussiste, sulla quale fa spicco l'orologio Comunale.
Se gli protende avanti a ponente bella e spaziosa piazza in mezzo della quale troneggia un olmo maestoso i di
cui rami s'inalzano a pi� di centoventi palmi, e si dilatano in circuito a quasi trecento.
N� calorosi giorni della state vi si gode alla sua ombra, ove non ti spiacerebbe passare le ore dell'ozio sulla
molle erba, che le radici ne rinfresca, in leggere qualche pagina della Divina Comedia, le bellezze del Monti,
di Byron, e del Manzoni”.
In un altro luogo, parlando dello stabilimento termale di Villamaina operativo fin dal 1729, dopo un'attenta
analisi di tipo medico-scientifico Macchia si diletta a dipingere l'allegro quadretto dei villeggianti alle
terme che trascorre il pomeriggio in una tranquilla passeggiata:
“Sul declinare delle calorose giornate la numerosa comitiva d� bagnanti,
divisa in liete brigate, si conduce al passeggio dell'amena strada delle Serre, dove si gode alla vista di pi�
ampio e boscoso orizzonte, e sembrano sublimarsi le forze della vita per l'aria pi� pura ed ossigenata che vi
si respira. Uscito da una adusta valle, ove giacciono le terme, su qu� colli si ammirano le bellezze della
natura che, facendo nascere la vita dal seno della morte, si presenta sempre bellla e sempre giovane in mezzo
alle sue creazioni”.
Subito qualche riga oltre eccolo cos� leopardeggiare:
“... e sebbene sotto lo scintillare del sirio cane scolor� il bel verde,
di cui, nella fiorita stagione, l'onor delle selve rivest� le sue braccia; pure � dilettevole il mirare come l�
sulla recisa messe lo stanco mietitore al sonno abbandona le defaticate membra; mentre le giolive contadinelle,
co' villareschi concerti delle loro voci, annunziano l'ubertosa raccolta!
Ognuno depone le tristi cure: e dopo una lieta passeggiata, allorch� il puro azzurro del cielo, e le cadenti
stelle invitano al sonno, quando la nascente luna rifrange i suoi rami fra' rami delle annose piante ed appare
pi� maestosa sull'orizzonte, per quindi spaziar romita per l'immmenso campo del firmamento, la ricreata
comitiva si ritira al suo ostello”.
Ironia della sorte! Al povero recanatese solo qualche lustro prima che il Macchia scrivesse questo libro veniva
offerta una cattedra di mineralogia che non poteva accettare perch� senza competenze in materia.
Sorridiamo al pensiero che se al nostro Macchia ne fosse stata offerta una di letteratura sarebbe stato ben
in grado di accettarla! Eccessivo potrebbe sembrare ad alcuni l'accostamento, seppur soltanto ironico, di Macchia
al Leopardi; a noi piace comunque immaginare che nella colta Napoli ottocentesca i nostri due si fossero pur
qualche volta incontrati, in qualche circolo o in qualche salotto alla moda, per discutere di lettere,
di storia o d'arte, giammai di mineralogia!
Bibliografia di riferimento:
- Appunti del Prof. Nicola Trunfio -
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