Citazioni di Paolino Macchia
“Sulla valle di Ansanto e sulle acque termo minerali di Villamaina in Principato
Ultra pel dottore in medicina e chirurgia Paolino Macchia.”
(NAPOLI, TIP. FILIATE SEZEBIO, 1838)
-
“Il comune istesso era circondato da mura fortificate da torri, tre delle
quali ancora sussistono, ed una in buono stato, perch� rifatta. E' verisimile che le medesime furono
costrutte dopo che la sanguinosa luce gotico-vandalica, eclissato il romano impero, rese queste contrade
preda dei barbari. Sul nord est dell'abitato era una cittadella; ed in essa si entrava per due porte.
Vecchia l'una gi� distrutta a mezzo giorno, nuova l'altra che tuttora sussiste, sulla quale fa spicco
orologio comunale. Se gli protende avanti a ponente bella e spaziosa piazza in mezzo della quale torreggia
un olmo maestoso i di cui rami si innalzano a pi� di 120 palmi, e si dilatano in circuito a quasi 300.
Nei calorosi giorni della state vi si gode alla sua ombra, ove non vi spiacerebbe passare le ore dell'ozio
sulla molle erba, che le radici ne rinfresca, in leggere qualche pagina della Divina Commedia, le bellezze
del Monti, di Byron e del Manzoni.”
-
“Nel giorno 26 dello stesso ottobre (1828), dopo aver osservato che nulla di sinistro avveniva ad
un cane..., in compagnia di un muratore discendemmo anche noi in quel pestifero stagno. Nel poggiarne il
fondo un cupo borbogliante rumore di acque che si ascoltava come a grande profondit�, quasi emulo a quello
delle carrozze che nelle piovose notti d'inverno scorrono le lastricate vie della nostra Dominante, e la
terra che sembrava volersi inabissare sotto i piedi furono i primi fenomeni che ci colpirono e quindi
marcammo...”
-
“Sul declinare delle calorose giornate, la numerosa comitiva dei bagnanti, divisa in liete brigate,
si conduce al passeggio dell'amena strada delle terme, dove si gode della vista di pi� ampio e boscoso
orizzonte e sembrano sublimarsi le forze della vita per l'aria pi� pura ed ossigenata che vi si respira.
Uscito da un'adusta valle, ove giacciono le terme su quei colli si ammirano le bellezze della natura che,
facendo nascere la vita dal seno della morte, si presenta sempre bella, sempre giovane in mezzo alle sue
creazioni. E sebbene sotto lo scintillare del sirio cane, scolor� il bel verde, di cui, nella fiorita
stagione l'onor delle selve rivest� le sue braccia; pure � dilettevole il mirare come l� sulla recisa
messe, lo stanco mietitore al sonno abbandona le defaticate membra, mentre le giovani contadinelle coi
villareschi concerti delle loro voci, annunziano l'ubertosa raccolta! Ognuno depone le tristi cure: e
dopo una lieta passeggiata, allorch� il puro azzurro del cielo e le cadenti stelle invitano al sonno,
quando la nascente luna rifrange i suoi rai fra i rami delle annose piante ed apapre pi� maestosa
all'orizzonte, per quindi spaziar romita per l'immenso campo del firmamento, la ricreata comitiva si
ritira al suo ostello...”
-
SONETTO
Vesevo io son che di terribil foco
Il mare, la terra e le campagne inondo:
ne incalzo i nembi, e del tartaeo loco
tuono gli abissi e ne ribollo il fondo.
Svelti i macigni fan tremendo gioco
ai cieli roventi; ottenebrato il mondo
di fosca polve, qual torrente fioco
d'altri liquati ne ribocco il pondo.
Al mar che mugge e le spumanti vene
frange alle stelle, fumiganti e brutti
sconvolgo i gorghi sulle ardenti arene!
E l'ira al colmo! Al gran conquasso, e agli urti
crollan le rupi; e le cittadi amene
sepolte avvampo fra gl'igniti flutti!
-
ESAMETRI LATINI
Mentre l'etereo monte, antro dell'immane Flegetonte, vomita grosse pietre ed il fuoco fumante
gi� ingrossa via via le fauci plutonie e dell'orco, un tartareo rumore avvolge i sassi fumanti e
la paura di una morte prematura atterrisce gli esseri che vivono sulla terra, quando, ad un tratto, una
profonda oscurit� avvoge le stelle fulgenti del cielo!
Carboni ardenti, come sopiti, mentre la cima del monte � tutta un crepitio, sotto forma di un torrente rigonfio
scorrono dall'oscura vetta, e lui � l� che risplende superbo con la bocca fumante, le tetre caverne fanno
risuonare come un muggito e uno strepito e nello stesso tempo un fuoco sfolgorante a tre lingue squarcia il cielo!
Partenope, scivolata lentamente in un'oscura inclita notte, negletta non osserva le fiamme, n� inorridita il fumo!
Piangente agli Dei celesti ed ai Santi fa voti. Che cosa ne sar� di noi miseri mortali!
Questo mentre i fati minacciano la morte, la distruzione dei campi, delle messi e delle mura della città.
Non c'� tempo! Quando ormai ogni cosa cade in rovina e neppure delle acque ha paura il torrente di fuoco
che scende dalla cima del Vesuvio.
|
|