Il luogo � la
valle d'Ansanto (luogo da ogni parte santo) situato, ci dice Virgilio, nell'Italia
centrale, in base ai parametri della geografia romana che volevano come confine settentrionale il Rubicone.
Siamo nel territorio abitato dalla bellicosa trib� sannitica degli
Hirpini.
Si tratta di un posto famoso nell'antichit� per il culto di una misteriosa divinit� infernale; pare vi
accorressero pellegrini anche dall'esterno della penisola.
Questa di Virgilio non � una citazione isolata: altri classici di notevole statura additarono questo luogo
come la bocca dell'inferno, sorpresi inspiegabilmente dalle mortifere esalazioni di gas risalenti dal
"laghetto della Mefite".
Cos� brevemente Cicerone e poi pi� esaurientemente Servio in commento al gi� citato passo virgiliano:
“
C'� una parte mortifera dell'Ansanto in Irpinia e quella di Plutonia in
Asia che abbiamo visto coi nostri occhi”. (Cicerone,
De divinatione).
I cosmografi definiscono questa localit� "ombelico d'Italia"; si trova tra la Campania e la Puglia, dove
abitano gli Irpini, vi sono sorgenti sulfuree, il cui odore � tanto pi� pesante per il fatto che tutt'intorno
vi sono immensi boschi.
“
Proprio per questo l� c'� l'ingresso dell'Ade; il cattivo odore dell'aria
uccide tutti quelli che si avvicinano, al punto che il loro modo di sacrificare consiste non gi� nell'immolare
gli animali, ma nell'avvicinarli all'acqua sulfurea dove muoiono per soffocamento”. (Servio ad aeneid VII, 562).
Il luogo nel comune di
Rocca San Felice sul confine con Villamaina, � di una
notevole importanza storica se si considera che nelle sue vicinanze gi� in et� sannitica sorgeva un tempio
alla
dea Mefite, una divinit� di origine locale (
Meftai � parola osca e vuol dire: in mezzo,
tramite) associata agli effetti benefici che i fanghi e l'acqua sulfurea arrecavano ai numerosi visitatori,
ma pure temutissima perch� ribelle a tutti i sacerdoti. Non concedeva a nessuno di avvicinarsi troppo.
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La Mefite sullo sfondo della valle d'Ansanto |
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La bocca della Mefite |
Proprio sul colle sacro dal quale si elevano le letali esalazioni si sarebbe conclusa, secondo l'interpretazione
toponomastica di alcuni storici locali, la
terza guerra sannitica.
Seguendo il racconto di Diodoro Siculo (XX 26 3-4) che menziona direttamente la localit�, pare di poter intuire,
secondo alcune interpretazioni, che l'esercito dei Sanniti ritiratosi in questi luoghi, tramasse di attirare i
Romani in un terribile tranello, facendoli avvicinare eccessivamente al vado infernale che li avrebbe
immediatamente sterminati con le sue mortali esalazioni. Ma le cose andarono diversamente...
I Romani vincitori, popolo fiero ma non intollerante delle diversit� religiose, si appropriarono addirittura
del culto. La divinit� irpina si spense in una delle tante caratteristiche di Giunone:
Giunone Mefitide.
Chi tollerante non fu, e non poteva essere, nei confronti di Mefite, fu la religione cristiana che soppiant� il
culto romano con la costruzione di una chiesa in onore di S. Felicita Martire il cui culto ancora oggi si
celebra in queste contrade.
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Xoanon ligneo VI a.C. |
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Altra immagine della Mefite |
Ansanto comunque continu� ad essere, anche in et� cristiana e lungo tutto il Medioevo, la porta dell'Inferno
sulla quale a loro piacimento si aggiravano entit� evanescenti.
Altre bocche dell'Averno, porte o
"cataractae" restarono quelle lontane di Anfipoli in Asia Minore e
delle grotte greche di Plutonia.
Da qui proviene una buona parte del materiale conservato nel settore di storia antica presso il museo Irpino,
tra cui tre
"cippi terminales", quegli imponenti segni di confine romani della zona demaniale, tra i
dodici emersi in tutta Italia.
Nessun progetto di recupero ha finora interessato la zona, ma le nuove amministrazioni dei comuni della valle
hanno manifestato la concreta volont� di elaborare un percorso comune.
Chi volesse venire comunque gi� da ora a visitare questi luoghi, ci� che resta di una tramontata divinit� e
della terribile bocca dell'Averno, troverebbe lo stesso identico panorama di tremila anni fa: la natura verde
e selvaggia, i confini inestricabili di un bosco, un fragoroso e buio torrente, raccoglierebbe mille leggende
di fenomeni e di apparizioni nei paesini circostanti, le esperienze dirette ed amplificate di qualche contadino
e tante storie degli spiriti e folleti che ancora sorvegliano Acheronte.
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La valle d'Ansanto |